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martedì 5 aprile 2011

BIOGAS

Oggi riporto un post di Loris Palmierini.


Per il Biogas a Conselve

Mesi fa un’inchiesta Report su Rai 3 raccontava di come la zona della “bassa” padovana è altamente inquinata.

Questo deriva principalmente dallo sversamento di liquami animali a cielo aperto che per decenni si è fatto. Eppure le soluzioni a questi problemi esistono.
Lo stesso Report fece vedere che si poteva invece bruciarli insieme a del cippato, generando calore ed elettricità, e grazie ad alcuni incentivi regionali, si stavano realizzando degli impianti. Purtroppo però, a causa di questi incentivi, si arrivava al punto che il liquame di gallina (pollina) risultava più redditizio della produzione di uova!
Certo non è una soluzione soddisfacente, ma d’altra parte il liquame nei campi …….
Supponi ora che qualche scienziato ti spieghi invece che quegli stessi liquami, essendo “biomasse”, possono essere trasformati sì in calore ed in corrente, ma anche in concime, e tutto questo senza produrre odori e senza creare enormi ciminiere. Insomma, supponi che proponga un modo ecologico per trasformare il rifiuto in risorsa.
Bello diresti, ma lo scienziato ti informa pure che purtroppo servono diversi milioni di euro per fare un impianto del genere.
E qui tutto sembra fermarsi, perché il comune non ha soldi, la provincia non ha interesse, e lo Stato è troppo impegnato a fare inutili pale eoliche altrove.
Tutto sembrerebbe propendere verso il “tieniti la tua cacca nel tuo territorio come è successo fino ad oggi, e muori”.
Se non ché un gruppo di giovani imprenditori si fa avanti e dice “Noi facciamo questo impianto, non chiediamo contributi alla collettività, ci basta la concessione edilizia e l’autorizzazione a raccogliere e gestire la cacca, i soldi ce li prendiamo dalle banche, ed anche se rischiamo crediamo nella sostenibilità finanziaria”. Nella penuria di denaro che c’è oggi “una manna dal cielo!” direbbe chiunque
Ed infatti la regione, la provincia, e tutti gli enti preposti dicono sì ……… TRANNE IL COMUNE CHE NON RILASCIA LA CONCESSIONE
Anzi salta fuori all’ultimo che qualcuno, con poco sostegno portato da un giornale locale, fa propaganda perché NO , non si autorizzi l’impianto. Come è possibile ?
Ebbene, è proprio così, è un caso reale. Tutto questo si svolge a Conselve, in provincia di Padova.
E’ questa la realtà dell’Italia nel Veneto, situazioni assurde derivanti da blocchi politici che non lasciano lavorare se non si è opportunamente affiliati a qualcosa di politico, o forse se non si è pagata la persona giusta, o anche solo perché sei antipatico a qualcuno per le tue opinioni politiche, oppure … chissà perché ?
Qui la politica, come nelle dittatura fascista o comunista, decide che cosa si fa o non si fa, ma lo decide indipendentemente dal fatto che sia giusto o sbagliato, e non vale niente il fatto che quello che vuoi fare è del tutto approvato dalla legge, anche se non costa nulla alla collettività, ed anzi ne fa il bene.
No …… devi avere l’appoggio politico altrimenti la concessione di fatto non arriva o viene negata, non si sa nemmeno perché, per quanto …… vuoi fare ricorso ? Intanto qualcuno ti sfrutterà la tua idea imprenditoriale, e magari userà gli stessi tuoi progetti e otterrà la concessione che a te non fu data…. è così.
Quali sono le spiegazioni di questi misteri nel caso concreto?
Una spiegazione possibile è che qualcuno voglia impedire a questi giovani imprenditori di guadagnare onestamente, per farlo al loro posto.
Una spiegazione possibile è che ci siano da pagare delle tangenti.
Una spiegazione possibile è che l’amministrazione non abbia capito bene il problema, oppure i pochi che lo sostengono
Una spiegazione è che le elezioni sono alle porte e si vuole fare l’interesse di qualche sponsor.
Ci sono altri spiegazioni oltre l’insipienza...
Ora, nel caso reale, io conosco alcuni del gruppo di imprenditori, e credo che le informazioni che mi hanno mandato sull’impianto siano vere, che alla comunità non possa derivarne un danno ma sostanzialmente un beneficio. Certo, il rischio d’impresa esiste e l’operazione viene fatta anche per guadagnarci, ma non vengono erogati contributi statali. Sono soluzioni che devono essere autorizzate già solo perché sono a costo zero per la collettività.
E come è possibile che tutto si blocchi dopo oltre 1 anno di scartoffie tutte approvate da tutti gli altri enti ?
Incomprensibile, tanto più che pochi giorni fa il TG 3 del Veneto ha parlato di un allevatore di Schio (VI) che recuperando i liquami delle vacche ha aumentato notevolmente il suo reddito. Quindi è possibile farlo! E sarebbe meglio realizzare questi sistemi come servizio di scala economico invece che ciascuno per sé come quell’allevatore ? E allora perché a Vicenza sì e a Padova no ?
Dunque semmai occorrerebbe incentivare molti imprenditori a fare questo tipo di impianto di recupero biomasse!

NON HO PAROLE !!!

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