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domenica 27 marzo 2011

POLENTA



Da quando Colombo ha scoperto l'America, la storia del mais in Europa ha iniziato il suo percorso. Specialmente nella pianura veneta e friulana ha avuto da subito un successo strepitoso. Nel quindicesimo secolo furono anni di grande lavorio per risanare paludi e terreni incolti dalla Lombardia al Veneto e in misura minore nel Friuli, e la fame si toglieva a forza di polenta, non sapendo del nemico invisibile che si annidava in essa, "la pellagra", malattia da carenza di vitamine.
Ci volle tempo per debellarla con l'integrazione di frutta e verdura, poichè la polenta era il cibo per le genti più povere che non disponevano di altro.
Oggi il problema non esiste più, ma quando ci si incontra attorno a un camino dove ardono fascine con attaccata alla catena qualche vecchia "caliera", o"caldiera", o "cagliera", (il Paiolo), dove borbotta la polenta fumante, si rivive ancora quel calore umano che ci fa sentire vicini a quelle antiche popolazioni che si ritrovavano attorno al fuoco bramosi di colloquiare scaldando il corpo e l'animo.

Singolare "l'elogio della polenta" scritto da Arrigo Boito, tra i fondatori, a metà dell'ottocento,
dell'Ordine padovano della Polenta.

"La spatola, ossia,
l'arte de menar bene la polenta e de mettarghe el tocio.
Allegoria
de Arlechin Batocio moreto bergamasco e mezo mato
el qual la ofre dedica e presenta
a omeni politizi de stato."

" Ghe xe na caldiera
tagada su un fogo
che par una bampa
de incendio e de rogo
De la gh'è la spatola
del gran Trufaldin
Scominsia el miracolo
se vede dentro
levarse 'na brombola
d'arzento, d'arzento
e l'acqua nel fondo
scominsia a cantar.
La canta, la ronfa
la subia, la fuma
de qua la se sgionfa
de là la se ingruma,
el fogo consuma
col vivo calor
le brombole in sciuma
la sciuma in vapor.
La bogie, de boto,
atenti, ghe semo
più fiame de soto
supiemo, supiemo.
Che gusto, che roje
la bogie, la bogie,
La va, la galopa
la zira, la sciopa,
la fa la manfrina,
farina, farina,
la salta per sora,
la sbrodola fora
porteme in cusina,
farina, farina".

Il motto dei polentoni era : "Per la patria prima, per polenta poi":

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